giovedì 10 aprile 2025

Vibo Valentia e “La corsa di Miguel” Intervista a Bruno Nardo

Intervista a Bruno Nardo di Carla Gagliardini

Bruno Nardo è docente di scienze motorie presso il Liceo Scientifico Statale “G. Berto” di Vibo Valentia. Ha lavorato per molti anni a Torino dove ha sperimentato la presenza di strutture sportive, luoghi pubblici dove praticare sport e tanta progettazione che permette di regalare spazi e opportunità sportive alla cittadinanza. Circa venti anni fa ha deciso di ritornare nella sua terra dove la “fame di sport” tra i giovani è vorace.


Perché questa “fame di sport”?

Perché mancano le strutture.


Qual è la realtà di Vibo Valentia, in particolare per i giovani e i ragazzi?

A Vibo Valentia i giovani hanno “fame di sport” ma non ci sono molte strutture e così ne catturiamo pochi. Nella nostra provincia solo il 33% di giovani fa sport e in Calabria sale ad appena il 37%. Lo sport lo pratica chi ha la possibilità di andare nelle strutture, ma gli altri? Gli altri hanno difficoltà a praticarlo. Il regolamento del comune di Vibo Valentia non ha un tariffario e degli orari di apertura imposti per consentire a chiunque di accedere alle strutture pubbliche che sono date in gestione ai privati. Le società sportive lavorano per loro stesse e pensano solo ai propri soci. Per gli altri ci sono dei problemi perché non esistono spazi e tariffe che permettano ai cittadini di accedere a questi luoghi.

A Vibo non ci sono spazi pubblici all’aperto con delle strutture, ad esempio un campo da calcio o una pista ciclabile, che possano essere utilizzati da tutti.


Com’è la situazione degli impianti sportivi nelle scuole?

Ci sono scuole senza strutture sportive.

Nell’istituto dove presto servizio, ad esempio, esiste una sola palestra per 1.300 studenti circa. Tra gli indirizzi presenti c’è anche anche quello sportivo con due corsi completi, quindi immaginati.

Mancano gli investimenti perché manca la cultura sportiva.

Nella provincia ci sono alcune strutture abbandonate. I giovani hanno voglia di fare sport ma non hanno gli spazi. L’ho sottolineato agli amministratori. Con la nuova amministrazione speriamo che cambino le cose.


Come sei venuto in contatto con “La corsa di Miguel”?

Una telefonata tra me e Valerio (Valerio Piccioni, giornalista sportivo e ideatore del “La corsa di Miguel”, ndr). Due anni fa il mio numero è stato dato a lui dal Coordinatore Regionale dell’Ufficio Scolastico di Educazione Fisica. Valerio mi ha chiamato la sera stessa e ingenuamente ho detto sì alla sua proposta di portare “La corsa di Miguel" da noi. Terminata la chiamata mi sono reso conto dell’impegno e ho contattato con un po’ di apprensione il mio collega prof. Carlo Lico. Lui è molto pratico e mi ha detto: “E che ci vuole! La facciamo!”

Con Lo Giacco Iolanda, A.T. dell’I.I.S. ITG ITI ITE, che si occupa della parte amministrativa relativa alla registrazione dei ragazzi e delle ragazze, alla costituzione delle batterie, alla consegna dei cartellini e dei pettorali che va fatta ai partecipanti alcuni giorni prima, con la prof.ssa Laura, Manno referente per le attività motorie e sportive dell’U.S.P, e Carlo abbiamo cominciato a lavorare.

L’organizzazione è iniziata a metà gennaio contattando le scuole e occupandoci del piano di sicurezza, del percorso e dell’assistenza sanitaria. Si sono resi necessari degli incontri, con l’Assessore allo Sport, con il Capo di Gabinetto della Questura e con la Polizia Municipale.


Oltre alla loro partecipazione alla corsa, gli studenti e le studentesse vengono coinvolti in altri modi?

Sì. Gli studenti del corso Grafica dell’I.I.S ITG ITI ITE di Vibo Valentia si sono occupati della creazione della locandina. Il corso Coreutico del Liceo “V. Capialbi” invece ha curato la parte coreografica dei balli che sono stati fatti in apertura dell’evento a Vibo Valentia. Gli alunni dell’I.C. “Amerigo Vespucci” di Vibo Marina, una scuola di primo grado con indirizzo musicale, ha suonato l’inno europeo, quello d’Italia e altri pezzi durante la corsa. Ogni scuola con indirizzo specifico ha avuto i suoi spazi e ha collaborato alla realizzazione dell’intero evento.




Circa 60 tra studenti e studentesse sono poi stati impegnati come staff lungo i percorsi.


Cosa ti aspettavi da “La corsa di Miguel” e cosa ti aspetti ancora?

Mi aspettavo una risposta positiva da parte degli studenti e delle studentesse affinché capissero il valore dello sport che non è solo agonismo. E’ importante dare il segnale che lo sport fa crescere ed è inclusivo. Credo che i nostri ragazzi l’abbiano capito.

Anche la popolazione di Vibo ha seguito l’evento.

Ti racconto un episodio accaduto durante la manifestazione. Un ragazzo ipovedente ha partecipato alla corsa di Miguel a Vibo Marina, dove si percorrevano i “ Mille” per le scuole secondarie di primo grado, aiutato dal suo migliore amico che l’ha preso per mano dall’inizio fino al traguardo. Dopo aver terminato quella batteria, il ragazzo che aveva aiutato l’amico ha ancora partecipato alla sua batteria. Dopo aver concluso la sua corsa, ha accusato un lieve malore. Assistito dagli operatori sanitari, ha confessato loro di essere stanco ma felice perché aveva aiutato il suo compagno.

Ma non solo. Il ragazzo ipovedente è stato anche a La corsa di Miguel a Roma. La sua partecipazione ha coronato il nostro sogno. La sera prima della corsa siamo stati contattati dagli organizzatori. C’era poco tempo e l’insegnante che avrebbe dovuto accompagnarlo non poteva. Così la sua famiglia, che lo segue molto, ha organizzato il viaggio verso Roma.


L’aspettativa per il futuro è che con l’Assessore allo sport si possa collaborare per costruire altri eventi sportivi nel territorio. Guardo non solo ai giovani, che sono importantissimi, ma anche agli anziani.


In che modo pensi che “La corsa di Miguel” possa cambiare le cose?

Aprendo la porta alla collaborazione con l’assessorato, che ha partecipato all’organizzazione dell’evento. Ma occorre anche intercettare le risorse per fare piccole strutture e eventi.

E poi credo che i nostri ragazzi possano portare con sé per tutta la vita la loro esperienza vissuta con La corsa di Miguel e i valori acquisiti. La maggior parte di loro ha compreso il messaggio di Miguel. L’evento è stato preceduto da una serie di incontri con gli studenti e le studentesse, condotti da Valerio Piccioni, al fine di trasmettere il messaggio che deve provenire dallo sport.




Si può nelle scuole coniugare l’aspetto sportivo con quello dei valori che “La corsa di Miguel” porta con sé? Se sì, che tipo di sinergie (istituzioni, mondo sportivo, etc.) si devono mettere in moto e come?

La corsa di Miguel, che si svolge una volta all’anno, è un volano per continuare sulla scia che ha tracciato. Sarebbe bello avere la collaborazione della Fidal.

La stampa sia regionale che locale ha seguito l’evento nelle varie fasi organizzative.

CLICCA AL CENTRO per il video del servizio sull'evento


Al link l'articolo de Il Vibonese.it


A Vibo Valentia La corsa di Miguel si è corsa per la prima volta l’anno scorso con più di 800 studenti e studentesse. Quest’anno il numero, grazie al lavoro degli organizzatori che non si sono fatti intimorire dalle difficoltà burocratiche e organizzative, è quasi raddoppiato arrivando a 1.468 partecipanti e coinvolgendo 16 scuole della provincia.

Le scuole secondarie di primo grado hanno corso i mille metri sul lungomare di Vibo Marina mentre le secondarie di secondo grado si sono ritrovate al Parco Urbano.


Valerio Piccioni, che nell’intervista rilasciataci l’anno scorso (1) ha espresso con chiarezza la sua idea di sport, rispetto all’esperienza che da due anni vive a Vibo Valentia dice che “aver conosciuto Bruno e Carlo ti dimostra che la differenza la fanno anche le persone. Se non ti scoraggi di fronte a un primo no, a un secondo no, a un terzo no e riesci a costruire un gruppo convincendolo di un progetto, il risultato lo ottieni. Non deve però essere un risultato solo numerico ma deve vivere tutto l’anno. I partecipanti devono trovare uno scenario e la voglia affinché La corsa di Miguel sia solo l’inizio di un percorso.

Si dice sempre che la scuola non ha energie né risorse. E’ certamente complicato ma quando si riesce a costruire un gruppo virtuoso che si riconosce in un’idea, ossia di far fare sport a chi non lo fa, non di proporre l’ennesima possibilità per chi già ce l’ha, lo sport assume il suo ruolo, soprattutto a scuola. Così facendo le scuole non si concentrano e non portano solo i più forti, i quali già partecipano ai campionati studenteschi, regionali, ecc., ma portano tutti e ti ritrovi con chi non sa cosa sia la corsa o non ha l’abbigliamento sportivo canonico oppure non sa gestire le sue energie e parte con uno scatto iniziale per poi spegnersi durante il percorso.

A Bolzano circa il 60% delle persone fa sport in modo continuativo, in Calabria solo il 20%. Allora devi invertire questa tendenza e non puoi farlo solo con il grande campione che nasce una volta ogni tanto. Devi dare l’idea che che lo sport ce l’hai sotto casa, che tutti e tutte lo possono praticare”.


La corsa di Miguel promuove concretamente una cultura sportiva inclusiva, legata alla socializzazione e alla solidarietà, che tuttavia non è ancora riuscita a radicarsi come patrimonio di tutti, neppure in moltissime società sportive, amministrazioni e scuole.

Cambiare una cultura e un modus operandi non è mai semplice però a Vibo Valentia, nonostante le difficoltà da superare siano molte, grazie a La corsa di Miguel e a quel gruppo virtuoso di cui Valerio Piccioni parla, ci stanno provando.



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Carla Gagliardini

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