Una vita non facile, ma molto coraggiosa quella di Marieke a partire dai 14 anni fino alla sua fine.
A 14 anni le viene diagnosticata una malattia degenerativa muscolare che le causa paralisi alle gambe e dolori forti e costanti che le permettono a malapena di dormire.
Marieke, però, è una combattente e non si lascia sopraffare dalla patologia, è una sportiva e quando si trova costretta su una sedia a rotelle applica il piano B e si dedica al basket su sedia a rotelle per poi passare al nuoto e al triathlon.
Le qualità atletiche ci sono e l'atleta belga partecipa alle Paralimpiadi di Londra vincendo un oro nei 100 m con la sedia a rotelle e un argento nei 200. Bissa l'argento a Rio 2016 nei 400 m e conquista un bronzo nei 100 m.
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La sua salute è però in costante peggioramento e Marieke lo sa, così nel 2008 decide di firmare i documenti per l'accesso alla morte assistita, legale in Belgio.
La firma non decreta una resa, anzi la Vervoort proprio durante i giochi di Rio afferma che la firma dei documenti le ha dato il coraggio di continuare a vivere e la sua presenza e la conquista delle medaglie paralimpiche lo hanno confermato.
"Mi sto godendo ogni piccolo momento. Quando arriverà il momento in cui i brutti giorni supereranno i giorni belli, ho pronti tutti i documenti per l'eutanasia. Ma quel tempo non è ancora arrivato". Queste le sue parole.
Nell'ultimo periodo le condizioni dell'atleta erano critiche, i dolori sempre più intensi, sono sopraggiunte delle crisi epilettiche e anche la vista era peggiorata, i giorni brutti hanno superato quelli belli.
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