venerdì 27 ottobre 2017

L'Agonia delle montagne, la Responsabilità di noi uomini. La Valsusa brucia

Una giornata strana. La tv rimbalza le immagini dei fuochi in Piemonte. La Valsusa è sottoscacco.
Mai come in questi anni il territorio montano del torinese è stato così presente nei mass media. Prima per i problemi legati alla TAV ed in questi giorni con la grave criticità degli incendi.

Due giorni fa anche la morte di un ragazzo di 26 anni Alberto Arbrile, intento a spegnere un fuoco nella sua proprietà, ha avuto un malore e non ce l'ha fatta. Un filo sottile lo lega ad una podista della provincia di Alessandria. Collega di lavoro di Diana De Luca che quando è successo ha testimoniato prima l'incredulità e poi il grande dispiacere.

Una giornata strana, così inizia il pezzo. Sì perchè la mattinata è iniziata con un noto programma radiofonico, Deejay Chiama Italia, in cui si racconta degli incendi in Val di Susa come di una notizia nuova "non ancora passata", ricevo anche una mail dalla Liguria in cui si dice:" Non per darti del lavoro, ma forse è il caso di scriverne visto che nessuno ne parla..." con un link sul fatto. Finalmente mi si accende una lampadina e capisco che per me la notizia non è nuova perchè due volte al giorno seguo il TGR Piemonte e chiaramente per me la notizia non era nuova.

La situazione attuale è di allarme generale, grida di aiuto giungono da più parti. Bruciano le valli e i monti del cuneese e del torinese per un totale di 2000 ettari con una criticità che non sembra attenuarsi.

Nel pomeriggio mi sono imbattuto in queste parole di Windy Angelino che condivido perchè sono pregne di Emozioni e di valutazioni che meritano di essere lette per una riflessione:

I boschi non sono i territori degli uomini, sono ecosistemi che funzionano meglio quando noi non ci siamo o siamo ben consapevoli di dover essere degli ospiti discreti e di passaggio.

Quando brucia un bosco è un'ecatombe.

I boschi intorno a noi stanno bruciando, bruciano le betulle che sanno essere eleganti anche quando perdono le foglie e restano spoglie con i tronchi d'argento, bruciano i castagni che ci regalano i loro frutti, bruciano le querce con le loro foglie tutte curve e le loro ghiande lisce con i cappucci rugosi da incastrare sulle punte della dita e ridere, bruciano i faggi maestosi che in autunno lasciano incantati, bruciano i pini avvolti dalle fiamme alimentate dai loro stessi aghi secchissimi in questa stagione senza piogge, bruciano le felci dalle forme incredibili, bruciano i muschi morbidi, bruciano i grandi mammiferi, ma anche i piccoli ghiri e i topolini, bruciano gli uccelli banali come i merli, incredibili come i picchi, maestosi come i rapaci, bruciano gli insetti conosciuti come le formiche, sconosciuti come tutti gli altri eppure fondamentali, bruciano i funghi violetti e le bianche mazze di tamburo. 

Brucia l'odore del bosco, quel misto di umidità, terra e vegetazione. Bruciano i rumori del bosco, se ne vanno le foglie secche che ti segnalano gli animali che corrono dall'altra parte della riva, i ricci che cadono come mitragliate, gli uccelli che si chiamano, i ruscelletti che scorrono tra piccole pozze e brevi cascatelle. 

Brucia tutto e noi a valle soffochiamo, ricoperti dalla cenere di un intero ecosistema che non c'è più e che ci metterà più di un decennio a tornare.

L'agonia delle nostre montagne ci riporta alla responsabilità di noi uomini a dover essere i custodi di questo pianeta


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