La storia di una giornata vissuta dal primo momento nell'ottica della gara del mattino della domenica e chiusa con il buon sapore di aver vissuto appieno ogni istante. Aver goduto degli incontri, del territorio e della fatica. L'Ecomaratona del Barbaresco di Luciano Ricci:
H 6,00 ma sarebbero le 7,00. Sveglia e colazione, fuori buio
e lo sarà ancora per un po'. Esco e penso: “chi me lo fa fare”, salgo in
macchina e passo a prendere due compagne di team che condividono lo stesso
profondo pensiero.
Viaggio, il primo di una lunga giornata; curve e ancora curve
nella notte che lentamente lascia spazio a un'alba, non nel senso della città,
che lascia spazio al giorno e intanto arriviamo ad Alba, nel senso della città;
Palamarathon.
Caffè in un tipico bar del luogo, gestito da due simpatici
cinesi, lo stesso bar dell'anno scorso e poi a cambiarsi al caldo; odore di
canfora e rituali, che anche loro hanno odore.
Di nuovo il bar made in china, caffè e bagno; pipì e pupù che
poi sei più leggero e ti sembra di volare. Riscaldamento, un po' di stretching
e due allunghi; sono pronto, o spero di esserlo.
Non è che faccia caldo ma, aspettando lo start, siamo in
tanti e il calore animale si percepisce; si sta benissimo. Mi guardo intorno
mentre la mandria, di cui faccio parte, si sposta dietro l'arco verde per la
partenza, o cerca di spostarsi dietro l'arco verde. Adrenalina, emozione pura e
concentrata.
Si parte, passi che non sono di corsa, si avanza lentamente
in attesa che il serpentone si allunghi e, sopra di noi, l'elicottero che sa di
cosa importante.
Si inizia a correre, dapprima lentamente poi prendi il ritmo
che è quasi il tuo e poi non hai più scuse; se non vai avanti non è colpa della
calca.
La prima salita è tosta ma si corre e, come tutte le salite,
prima o poi finisce; mangia e bevi (termine ciclistico che indica un alternarsi
di brevi salite e brevi discese) , discesa in mezzo alle vigne e pioppeto in
riva al Tanaro; lo sterrato diventa asfalto e si inizia a salire, niente di
brutale ma sarà salita fino a Barbaresco, o quasi.
Nel paese del nobile vino c'è un giro di boa intorno alla
torre, cioè non è una boa come trovi in tante gare, è un pezzo di storia e noi
ci giriamo intorno come dei caproni pensando solo a farlo nel modo più veloce
possibile.
Ristoro di Barbaresco; le solite cose oltre al vino nei
calici di vetro che normalmente non trovi ai ristori sul percorso; io salto il
vino perché sono un uomo e devo resistere alle tentazioni; tracanno un gel e
continuo come Ulisse sfuggito dal richiamo delle sirene.
Dopo Barbaresco è un su e giù continuo, si corre leggeri in
discesa e si soffre in salita ma i km passano veloci fino al ristoro successivo
che, idealmente, introduce nella parte finale della mezza.
Altro gel; questo integratore indica, sulla confezione,
ultimi 20 minuti. Mi tocco per scaramanzia.
Discesa sterrata molto veloce e un altro po' di mangia e bevi
e salita che devi usare le mani... vabbe forse ho esagerato ma, intorno a me,
nessuno corre, e io neanche.
Quando sei in cima sai che è finita; sterrato in leggera
salita che, se ne hai, cerchi di fare la differenza ma intanto non ci riesci.
Poi asfalto in pianura che si trasforma i discesa veloce, da spingere; incroci
il percorso che hai fatto all'inizio della mezza poi ponte, rotonda, rettilineo
, curva a destra, Traguardo. Che figata.
Mi fermo al sole vicino all'arrivo; vedo passare uomini e
donne, ognuno con la sua privatissima fatica; vedo i loro volti e penso: tutta
gente che ha deciso di Vivere. Non so se riesco a spiegarmi ma questi sono
tutti Vivi, non nel senso dell'esistere; capito?
Di nuovo al Paramarathon, doccia calda, fredda, calda, di
nuovo fredda. Massaggio che meglio non si potrebbe (complimenti ai due
efficientissimi operatori) e poi la mia giornata da atleta è finita; vado a
demolirmi con le gambe sotto al tavolo.
Durante il sontuoso pranzo (che nessuno osi chiamarlo “pasta
party”) ho conosciuto, nell'ordine: un maratoneta di Reggio Emilia, e questo ci
sta, poi, di fronte a me, una coppia colombiana, cioè della Colombia, che era
ad Alba, non a Roma o Parigi, ma ad Alba; forti e simpatici, abbiamo parlato di
Quintana, di Contador e di Nibali e io, bicidipendente, mi sentivo a casa; poco
dopo ho parlato con due coppie di svedesi ma l'argomento era il vino e il cibo;
mi sentivo a casa anche con loro.
Fantastico.
Torno a casa, da solo per questo viaggio nel giorno che
diventa tramonto e poi notte; e il cerchio si chiude; perfetto. Grazie a tutti; senza tante parole. Grazie a tutti e
arrivederci, se Dio lo vorrà, all'anno prossimo.
Luciano
29/10/2017, Ecomaratona del Barbaresco e del Tartufo Bianco d'Alba, Alba (CN), km. 42,2/21.1/10.0, FIDAL, RISULTATI
Tantissimi gli atleti in gara, diversi gli alessandrini. Qui gli acquesi (Bozzo, Panaro, Poggio) e in basso a destra con la cerata il migliore della provincia. Lorenzo Maiandi, 5° assoluto nella 42 km
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