Un continente e non uno stato unico, così sarebbe più semplice capire le dinamiche che spesso risultano incomprensibili per il vecchio continente.
Preambolo forse scontato per raccontare della protesta in atto sui campi di numerosi sport popolari a stelle e strisce.
La notizia è della protesta dei giocatori afroamericani e non, di Nba e Nfl che si inginocchiano durante l'inno americano senza nemmeno cantare, come opposizione alla politica e alle posizioni discriminatorie del Presidente Trump.
Un passo indietro
L'originale quanto simbolico gesto nasce un anno fa durante la presidenza Obama da parte del Quaterback Colin Kaepernick in segno di protesta contro le violenze da parte della Polizia contro gli afro americani.
Lo spirito emulativo di un gesto che è piaciuto è arrivato oltreoceano perchè la protesta si sta trasformando in un fenomeno sociale di rilevanza storica. Il vulcanico (vorrei scrivere altro) presidente milionario non perde occasione per mostrare metaforicamente i muscoli con sortite ad effetto che forse attirano una certa parte del suo elettorato, ma non ci certo la massa dell'opinione pubblica. Per ultimo:"You are fire" "Tu sei licenziato" ripetuto, anzi gridato più volte in uno dei suoi abituali palcoscenici. Non si è fermato e ha rincarato la dose:" Molti di quei proprietari sono amici miei e ancora non sanno che così facendo diventeranno i personaggi più amati nel nostro paese per almeno una settimana perché prendono posizione contro chi non rispetta le nostre tradizioni e tutto quello che amiamo e difendiamo. Non sareste felici di vedere uno di questi patron che dice: "Togliete quel figlio di puttana dal campo, immediatamente. Fuori! È licenziato, licenziato!"
Nel frattempo i momenti di protesta dilagano oltre lo sport. Uno Stevie Wonder in difficoltà fisica durante un concerto a Central Park, ha voluto associarsi ed anche lui aiutato da una persona si è inginocchiato.
Facile pensare al pugno alzato di Tommie Smith e John Carlos a Città del Messico o a Muhammed Ali nel suo rifiuto di partire per il Vietnam oltre ad altre numerose prese di posizione. Sempre Americani e sempre questioni di razza (umana).
In Italia? Il non abbiamo le palle del titolo è chiaramente provocatorio. La verità è che manca un contrasto sociale come negli States ed anche quando qualche fatto scuote l'opinione pubblica non abbiamo la scorza per inscenare proteste a medio lungo termine.
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